Un viaggio che va dalle dolci colline della Val d’Orcia fino ai boschi di castagni e faggi dell’Amiata, è quello che offre il comune di Castiglione d’Orcia che, oltre al capoluogo, comprende borghi più piccoli ricchi di emergenze storiche, artistiche, ambientali e naturalistiche dove si snodano una serie di itinerari paesaggistici unici e suggestivi.
Castiglione d’Orcia vide il suo sviluppo in epoca Longobarda e Franca per la sua posizione strategica sulla via Francigena, Comune fin dal 1252, in tempi diversi ha annesso al suo territorio i borghi circostanti fino ad assumere le attuali caratteristiche territoriali nel 1867. Nel cuore del paese, la triangolare Piazza Vecchietta, dedicata al pittore quattrocentesco senese Lorenzo di Pietro, sulla quale si affacciano il palazzo del Comune e altri edifici medievali. A pochi passi dalla piazza si trova la Sala d’Arte San Giovanni, che conserva opere di alcuni dei maggiori esponenti della scuola senese dei secoli XIV e XV.
Adiacente a Castiglione, il paese di Rocca d’Orcia, dominato dalla maestosa Torre di Tentennano che si erge su uno sperone di roccia calcarea. La torre fu costruita nel secolo XIII dai conti Tignosi come presidio sulla sottostante via Francigena, vi soggiornò anche Santa Caterina da Siena e rivestì un’importante funzione strategica per il controllo del territorio meridionale dell’antico stato senese.
La Rocca di Campiglia, è il cippo calcareo intorno a cui si sviluppa il suggestivo paese di Campiglia d’Orcia. Castello eretto in posizione strategica dal punto di vista militare, il borgo, oggi conserva la notevole chiesa parrocchiale di San Biagio.
L’ultima domenica di ottobre di ogni anno, Campiglia d’Orcia ospita la Festa del Marrone un’occasione per diffondere la conoscenza delle sue tradizioni di questa terra: il paese è suddiviso in tre Rioni (Agitati, Dentro e Borgassero) a cui è dato il compito di organizzare la festa mediante il coinvolgimento di tutta la popolazione. Le strade più caratteristiche dei tre quartieri vengono così addobbate a tema e le viuzze del paese si riempiono di suggestive scenografie dove personaggi in costume raccontano di antiche leggende o cantano degli stornelli. Non meno importante poi il ruolo dell’enogastronomia la festa offre l’occasione di assaggiare i piatti della nostra tradizione ma soprattutto i marroni in ogni forma, da cotte alla brace ai dolci tipici.
La frazione di Vivo d’Orcia nasce sulle rovine di un monastero camaldolese che fondò San Romualdo. Dell’insediamento rimane il Borgo Principale, la chiesa di San Marcello e il Palazzo Cervini, che domina l’Eremo, trasformato su progetto dell’architetto fiorentino Antonio da Sangallo il Giovane. Al complesso Cervini si accede attraverso un ponte in pietra sotto il quale scorre il torrente Vivo. Annesso al grandioso palazzo c’è un Giardino all’Italiana della fine del XVIII secolo. A poca distanza dal centro abitato di Vivo d’Orcia, si trovano le Sorgenti del Torrente Vivo. L’acquedotto, attivo dal 1914, attraversa la Val d’Orcia e la Val d’Arbia per giungere fino a Siena, fornendo ottima acqua ad un vasto territorio. Le acque del torrente, segnalate già nel Quattrocento nei Commentari di Pio II, ebbero il loro massimo sfruttamento nel XVIII secolo, con il fiorire di opifici. Vicino alle sorgenti, lungo il sentiero, è situato l’Ermicciolo, il piccolo oratorio di San Benedetto. La zona circostante il centro abitato di Vivo d’Orcia, di particolare interesse dal punto di vista ambientale: lungo il corso del torrente Vivo si trova una zona boschiva caratterizzata da abeti bianchi (Abies alba), uno dei pochi nuclei residui autoctoni di questa specie rimasti in Toscana.
Qui si svolge la “Sagra del Fungo e della Castagna” un momento dove le eccellenze enogastronomiche si uniscono a un programma ricco di folklore e che ha il suo culmine nel Palio del Boscaiolo, dove la seconda domenica di festeggiamenti nel pomeriggio, si scontrano le due contrade del paese, il “Pian delle Mura” e le “Caselle”. La gara, ambientata presso il borgo medievale dell’Eremo, consiste nel tagliare in sei parti un tronco del diametro di cm.60 circa, per la realizzazione di sei sedie, ed un altro tronco del diametro di cm.25 circa, per la realizzazione di sei scodelle nelle quali dovrà essere versata la polenta che nel frattempo verrà preparata dai concorrenti non impegnati nel taglio dei tronchi. La prova termina quando tutti e sei i concorrenti di ogni rione sono seduti ad un tavolo con la polenta versata sulle scodelle.
Scendendo da Campiglia d’Orcia verso Bagni San Filippo si trova la Grotta di San Filippo Benizi, frate servita che secondo la tradizione si rifugiò in questi luoghi per sfuggire all’elezione pontificia nel 1267. La grotta, meta di pellegrinaggi, è scavata in un grande blocco di pietra calcarea. All’ingresso del centro abitato, una strada bianca sulla sinistra conduce al “Fosso Bianco”, un torrente immerso nel bosco, dove confluiscono diverse sorgenti di acqua calda in un susseguirsi di “pozze” a modo di piscine naturali. Lungo il percorso, da attraversare a piedi, è possibile ammirare le particolari formazioni calcaree che per le suggestive forme hanno ispirato diversi nomi come la balena bianca o il ghiacciaio.
I borghi del Comune di Castiglione d’Orcia si trovano in posizione strategica sulla via Francigena o Romea che nel Medioevo collegava Canterbury a Roma. Nel fondovalle, su quella che era l’antica strada, si trovano ancora alcune antiche stazioni di posta, tra cui “le Briccole”, un antico ospizio per pellegrini e viaggiatori, ricordato dall’Arcivescovo di Canterbury Sigerico che vi passò nel 990. In quel luogo si fermò anche la contessa Matilde di Canossa in ritorno da Roma il 17 sttembre del 1079 e lì San Francesco ebbe la visione della Madonna Povertà, accompagnata dalla Castità e dall’Obbedienza.
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Castiglione d’Orcia
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